Felicità arquatana - di Vittorio Camacci
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PROFILO BASSO
All' improvviso, in età adulta
mi è riapparsa l’amara terra iniziale
che brillava nei miei occhi bambini.
Così sono tornato quello che ero:
piccolo, vicino al senso delle cose
basso, genuflesso, ad un palmo da terra.
Stamattina ho fatto al mia solita corsetta, l’aria era frizzantina, il profumo di primavera intenso ed il mio viso era accecato dai primi raggi di sole tiepidi e gentili. Ho avvertito una bella sensazione di solitudine e di libertà, nutrimento per il mio cuore.
Penso alle città con le loro problematiche quotidiane, moltiplicate dalla pandemia e dal conseguente lockdown, non so se avranno la forza di rialzarsi, non so se hanno intuito che ci è stata dichiarata una specie di guerra. Torno a casa e accarezzo mia madre, è malata ed impaurita ed io non posso lasciarla sola a lungo. La rincuoro, le infondo coraggio, invoco Dio affinché la benedica e la faccia stare meglio. Rifletto che se tutti gli abitanti di Arquata facessero qualcosa per i nostri anziani, anche un piccolo gesto, apparentemente inutile, la nostra terra la rivolteremmo come un calzino, perché essa è già il nostro paradiso sensibile con caratteri materiali dove la natura prodiga i suoi doni circondandoci di cime, prati, boschi, radure, fonti, fiori, frutti, dolci zefiri e canti di uccelli. La felicità non è un possesso, ma l’essere circondati, l'essere "dentro", come un tempo nel grembo materno.
La terra arquatana è nostra madre e ci circonda con la sua bellezza ineguagliabile. Vivere sulle nostre montagne regala una quiete serena, che non è né piacere, né allegria. Il piacere è qualcosa di fugace, illusorio, che si tende sempre a ripetere sperando che possa appagarci una volta per tutte; l’allegria dal canto suo, può essere più a portata di mano, fa clamore, è rumorosa, ma dura poco e poi si dissolve. È un po' come una farfalla che afferri per le ali, appena può ti sfugge e ti lascia solo un po' di polvere colorata sulle dita.
Nella cultura odierna si tende a ricercare solo il piacere, ma esso svanisce e ci lascia solo piccole gioie e ci accontenta con allegrie evanescenti. La vera felicità, invece, è un dono che irradia il cuore e la vita, essa ha bisogno necessariamente di una vita semplice e piena di purezza interiore. Quando si è in pace con la propria coscienza, impegnati nei piccoli lavoretti quotidiani: coltivare la terra, curare il bosco, accudire gli animali domestici; oppure affidarci agli affetti semplici e sinceri come prendersi cura della famiglia, dei figli, degli anziani, ecco che la felicità si posa su di noi. È una presenza lieve che non ha niente a che fare con la ricerca smodata del piacere che porta alla tristezza, a volte drammatica, ma invece ci fa trovare una felicità piena, duratura e permanente. Nell'alta valle del Tronto la felicità non la si ha, ma la si vive, nelle piccole incombenze giornaliere, nelle lunghe passeggiate in cerca di funghi o di tartufi, nella raccolta dei frutti della terra. Insomma, qui non sappiamo di essere felici ma lo sentiamo istintivamente.
L'utilità delle nostre bellezze naturali non è evidente, non risulta a prima vista, eppure non possiamo farne a meno. Perché allora rovinarle con inutili strade, con colate di cemento. Oggi ci sono nuove tempeste, terribili e devastanti, creano bufere che distruggono e allontanano i nostri giovani da tanta bellezza. Assistiamo alla profanazione della famiglia, alla vittoria dell'egoismo e dei capricci, dove il denaro è diventato l'idolo, il padrone, creando ingiustizie, sfruttamento e rivalità che assomigliano sempre più ad una guerra.
Esiste solo un modo per rendere felici questi giovani, dobbiamo liberarli dall’egoismo e guidarli sulla via della bontà e della carità perché tutti i divertimenti del mondo non fanno crescere di un millimetro il livello della loro felicità. La meraviglia è nostra compagna discreta e ci può aiutare in questo mentre percorriamo i nostri magici sentieri che custodiscono, come in uno scrigno prezioso, le memorie della nostra comunità, dei nostri avi che nel corso dei secoli hanno curato con passione ed amore le ripide coste, gli impervi pendii, i fossi misteriosi, le soffici distese dei prati, conservandone l’integrità e ricavandone il necessario per la propria sopravvivenza.
Questi angoli della nostra terra, una volta ricchi di attività e di presenze umane, oggi sono in condizione di abbandono e mostrano il triste segno dello spopolamento. Eppure rimangono alcuni indizi preziosi dell’antico splendore, della cultura e della vita popolare di un tempo. Sopravvivono ancora, in ricordo di una vera e profonda fede religiosa, piccole chiese, preziose pievi, in angoli nascosti dei boschi, in radure inimmaginabili oppure in solitari rilievi. Esse sono la dimostrazione della nostra antica civiltà, di un’arte sublime, del nostro glorioso passato. Dobbiamo farlo capire ai nostri giovani e non dobbiamo permettere che il trascorrere del tempo, l’inclemenza degli eventi atmosferici e la lunga incuria del post-terremoto determinino il loro degrado progressivo e la loro definitiva scomparsa.
"Se volete sapere dove non abita la felicità,
frequentate i luoghi di divertimento:
lì troverete briciole di piacere...
ma di felicità neppure l'ombra!"
"La felicità è come una farfalla:
se la insegui non riesci mai a prenderla;
ma se ti metti tranquillo può posarsi su di te."
Vittorio Camacci
Corsi sul compostaggio domestico
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Nell'ambito del progetto Anziani, Minori, Adulti: generazioni a confronto tra tradizione e innovazione, finanziato dalla regione Marche con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ( art 72 D.Lgs 117/2017), l'associazione Marche a Rifiuti Zero promuove una serie di incontri online relativi al compostaggio domestico.
Gli incontri sono rivolti a tutti i cittadini della provincia di Ascoli Piceno, che desiderano approfondire o approcciare per la prima volta la pratica del compostaggio.
I corsi sono finalizzati a ricevere indicazioni per una gestione ottimale della compostiera e conoscere i segnali precoci per comprenderne il buon andamento o prevenirne potenziali problematiche di processo.
Ma sono anche l'occasione per scoprire come attraverso piccoli e divertenti accorgimenti è possibile accelerare il processo di compostaggio, ottenere consigli su come alimentare al meglio la compostiera, su come costruirne una efficace, efficiente e adatta anche ad essere posizionata in terrazza, con fantasia creativa e adattabile ad ogni esigenza, e molto altro!!!
Attraverso il compostaggio è possibile accompagnare i cicli naturali ottenendo un ottimo prodotto da utilizzare nell'orto, nel giardino o in vaso.
A livello domestico la frazione organica rappresenta in peso il 40% dei rifiuti prodotti a livello domestico. Una quantità importante che può essere recuperata direttamente nel luogo di produzione attraverso semplici accorgimenti di gestione.
C'entra l'obiettivo!! fai il compostaggio!!
Il prossimo corso in programma si terrà il 22 Aprile dalle ore 14.30 alle ore 16.30.
L'iscrizione è obbligatoria.
Per info e prenotazioni
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Mercatino Antiquario di Ascoli - 17-18 aprile 2021
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Solitamente il mese di aprile coincide con l'edizione straordinaria del Mercatino Antiquario.
Quest'anno non sarà così a causa delle ristrettezze del periodo che limitano la circolazione dei visitatori. Nonostante ciò saranno numerosi gli espositori di questa edizione che credono in Ascoli e nel suo mercato che per questa volta è tutto per i residenti del comune.
Nonostante le incertezze del momento e la zona arancione della Regione Marche, il mercato dell'antiquariato può continuare a svolgersi regolarmente grazie al carattere di ordinarietà a cadenza mensile. Infatti il mercato è un luogo sicuro e con l'aiuto degli espositori e visitatori si svolgerà nel rispetto di tutte le norme anti-Covid. L’obiettivo è di superare questi mesi mantenendo la continuità dell’evento che da trent’anni si svolge in città con l’occhio e il cuore verso la primavera e quindi verso una rinascita che ci auguriamo riguardi l’Italia intera.
Il Mercatino si svolgerà con orario dalle 9 alle 19 in Piazza del Popolo per entrambi i giorni mentre piazza Arringo, via del Trivio, Chiostro di San Francesco e Piazza Roma con orario sabato dalle 16 alle 20 e domenica dalle 9 alle 19.
E' rimandato al prossimo mese l'appuntamento con “Ti racconto Ascoli” visite guidate alla città le domeniche del Mercatino a cura dell’Associazione Guide Turistiche Ascoli Piceno "Marche V Regio".
INFO: Tel 0736 256956 393 9862023 FB @ercatini.antiquari www.mercatiniantiquari.com
Prossime edizioni: 15 e 16 maggio, 19 e 20 giugno.
Quando arriva la primavera? - di Vittorio Camacci
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Un giorno ho portato in escursione sui nostri sentieri una scolaresca. La giornata di fine marzo era splendida e di colpo ci sorvolarono un nugolo di uccellini che cinguettando chiassosamente si rincorrevano sopra i rami, appena gemmati, degli alberi. Allora dissi ai bambini che a causa della primavera, quegli uccelli lottavano per trovarsi una fidanzata. Di colpo mi bloccai, trasalii, forse ero andato troppo oltre e mi aspettai a quel punto una domanda, magari scabrosa, sull'argomento, invece, una bambina, dopo aver alzato timidamente la mano, mi chiese candidamente: "scusi, ma come si fa a sapere quando arriva la primavera"? Questa domanda poteva sembrare ingenua, invece non lo era per niente, perché un bambino che vive in città oggi non conosce i segnali inequivocabili che indicano l'imminente cambio di stagione. Segni, invece, che chi vive in montagna o in campagna conosce benissimo. L'agricoltura era un'attività sacra che offriva la possibilità di interagire stagione dopo stagione con il mistero della rigenerazione vegetale della natura. Essere perennemente in contatto con Madre Terra e operare in simbiosi con l'energia di cui essa è portatrice, significava creare un legame permanente con il sacro che è nei semi, nelle zolle, nei frutti, nel cielo. L'agricoltore era dunque, in questo contesto, un sacerdote della Natura, che viveva in luoghi densi di sacralità, i suoi gesti s'incastonavano all'interno di un ciclo cosmico, che prevedeva il tempo della semina, dell'attesa e del raccolto. I miei ricordi dell'infanzia erano fortemente influenzati dalle stagioni, soprattutto in campo alimentare, dove in inverno la dieta giornaliera era assai monotona composta quasi esclusivamente da prodotti contenenti farina, uova, il formaggio, gli insaccati e qualche verdura, ovviamente di stagione, come cavoli o broccoli.
Uno dei primi segnali che annunciavano la primavera era il portare o spargere il letame nei campi, poco prima della loro aratura e semina, perché il terreno indurito dal gelo invernale doveva essere preparato dissodandolo ed appunto arandolo e concimandolo per la semina delle varie colture. Il letame era caricato a mano con il forcone sui carrelli e veniva poi scaricato sul terreno per essere sparso, sempre a mano, su di esso. Anche il portare la "vacca alla monta" era un inequivocabile segnale di primavera. Al tempo non esisteva l’inseminazione artificiale e tutto avveniva nella locale stazione di monta taurina, situata sotto la casa di Mimina, vicino al palazzo dei Fabriziani, gestita da quello che era anche il macellaio: Salvatore, detto anche "Barmajore" o "Lù Zuzzitte". Noi bambini guardavamo da lontano, sotte lì Calevennette, con curiosità l'evento, imbarazzati capivamo il "perchè", ma non il "come" questa cosa avvenisse.
Comunque le prime messaggere della bella stagione erano in assoluto le rondini, arrivavano a frotte e si riappropriavano dei vecchi nidi che restauravano con beccate di fango misto a fuscelli di paglia. I loro voli pindarici ed acrobatici allietavano il cielo azzurro e terso di marzo. Anche i pollai erano in fermento, molte galline cominciavano a "chiocciare” , ossia a covare le uova; nelle conigliere le nascite avvenivano a ritmo serrato e le greggi tornavano ai pascoli seguite dai piccoli agnellini. Anche l'interno delle case prendeva nuova vita perché le donne si impegnavano assiduamente nelle pulizie pasquali, un rito di purificazione che intendeva togliere lo sporco accumulatosi in ogni angolo delle abitazioni nel corso dell’inverno. S'imbiancavano, per l'occasione, con la calce, i vari ambienti della casa, per farla apparire luminosa e rinnovata, lucidando anche per l'occasione le annerite pentole di rame che abbellivano le pareti della cucina. Come tocco di sensibilità femminile non mancavano mai di mettere rametti appena fioriti in brocche sopra le credenze ed i tavoli. La natura si svegliava improvvisamente cresceva l'erba, sugli alberi spuntavano le fronde e tra lo scrosciare dei rigogliosi fossi fiorivano le primule, le viole, i ciclamini e tanti altri fiori selvatici; tutto avveniva come in un film visto più volte e con il primo sole caldo noi bimbi ci spargevamo nelle vie del paese per i giochi all'aperto. Alla fine, sfiniti, tornavamo a casa tra le forti braccia di mamme-massaie che con tenerezza ci accarezzavano i visi accaldati. Dopo cena, esausti, ci abbandonavamo ad un sonno ristoratore, nelle camerette di casette silenziose che riposavano sotto cieli stellati, cullati dai versi degli animali notturni e dalla melodia di innumerevoli grilli.
Vittorio Camacci