Ascoli Piceno: dal 10 giugno al 26 agosto “Summer Yoga”
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ASCOLI – Dal 10 giugno al 26 agosto, nello spazio antistante la chiesa della Santissima Annunziata, ogni giovedì dalle 19 alle 20 si svolgerà l’iniziativa “Summer Yoga”.
Si tratta di lezioni gratuite di yoga, della durata di un’ora, tenute dall’insegnante Eugenia Brega finalizzate a promuovere stili di vita corretti ed a praticare il movimento con continuità.
La Cooperativa DLM ha avviato nel 2018 il progetto “Laboratori territoriali di prevenzione del tumore al seno”, al cui interno è prevista l’iniziativa “Summer Yoga”, che ha permesso circa 1000 persone di praticare yoga, con lezioni che si sono tenute nel territorio dei comuni di Ascoli Piceno, Folignano, Martinsicuro, Monsampolo del Tronto, Grottammare e San Benedetto del Tronto.
Già nel 2019 e 2020 “Summer Yoga” è stato realizzato ad Ascoli, sempre nello antistante la chiesa della Santissima Annunziata, l’iniziativa ha avuto successo con centinaia di persone che hanno partecipato alle varie lezioni.
Per il 2021 il progetto viene realizzata grazie al contributo di Bim Tronto, Qualis Lab ed al patrocinio del Comune di Ascoli Piceno.
“Summer Yoga”, per il 2021, trattandosi di una iniziativa provinciale coordinata, andrà avanti per tutta l’estate con lezioni che si svolgeranno anche a Grottammare, Monsampolo del Tronto, Folignano, Maltignano e San Benedetto del Tronto.
Per partecipare è necessario portare il proprio tappetino o un asciugamano e prenotarsi al numero 3442229927 (numero che è a disposizione per ulteriori informazioni).
Durante le attività del progetto “Summer yoga” saranno applicati il protocollo e le linee guida U.S. Acli nazionale di contenimento Covid19.
Per ulteriori informazioni sul progetto “Laboratori territoriali di prevenzione del tumore al seno” si possono consultare il sito www.cooperativemarche.it o la pagina facebook della Cooperativa DLM.
Slalom Città di Ascoli Piceno: prorogate le iscrizioni
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SLALOM DI ASCOLI PICENO IL PROSSIMO 6 GIUGNO, ISCRIZIONI PROROGATE FINO A MERCOLEDI 2 GIUGNO
Ascoli Piceno - L’attività automobilistica ascolana parte con il mese di giugno, e si aprirà domenica 6 con la 19^ edizione dello “Slalom Città di Ascoli Piceno” per concludersi poi nel weekend 25-27 giugno con la 60^ Coppa Paolino Teodori valida come quarta prova del Campionato Europeo della Montagna e quarta prova anche per il Campionato Italiano.
L’Automobile Club Ascoli Piceno-Fermo e il Gruppo Sportivo AC Ascoli Piceno sono in piena fibrillazione organizzativa e per questo primo impegno hanno deciso di prorogare le iscrizioni fino alle ore 24 di mercoledi 2 giugno, approfittando della giornata festiva infrasettimanale.
Lo slalom ormai da diverse stagioni sfrutta la parte iniziale del percorso della Coppa Teodori per una lunghezza di 2970 metri con pendenza media del 7,50%, lungo i quali saranno posizionate le 11 postazioni di rallentamento previste dall’RPG. Il quartier generale sarà comodamente ubicato a Colle San Marco, con direzione gara, segreteria e sala stampa nell’ex Locanda del Pianoro. Il programma agonistico scatterà, dopo il briefing del direttore di gara Alessandro Battaglia, con la prima ricognizione alle ore 13,00 e dalle ore 14,00 prenderà il via la prima delle tre manches di gara, con la miglior prestazione cronometrica valida per la classifica. Il parco chiuso e le premiazioni saranno invece in zona arrivo. La manifestazione è stata organizzata e sarà effettuata nel pieno rispetto del protocollo anti-Covid redatto da Acisport. Lo slalom “Città di Ascoli Piceno”, l’unico in calendario in Regione per la specialità, ha preso avvio nel 2001, ed ha raggiunto quota record di 19 edizioni, con i migliori specialisti del centro Italia che si erano sfidati nelle prime edizioni nel percorso ricavato sulla parte bassa della SP 76 dalla città fino a località Piagge. L’albo d’oro vede per le ultime quattro edizioni la vittoria assoluta dal veloce pilota riminese Daniele Ravaioli su proto Giansoldati-Yamaha. Plurivincitore rimane il pilota di casa Fabrizio Peroni (5 successi), mentre a quota 3 troviamo il forlivese Arturo Alessandrini.
ufficio stampa Gruppo Sportivo AC Ascoli Piceno Giuseppe Saluzzi 335-6175593
Parte da Venarotta la settima edizione del progetto “Camminata dei musei”
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In sei anni 10 comuni coinvolti e 39 iniziative realizzate
Partirà da Venarotta la settima edizione del progetto “Camminata dei musei”.
Il 13 giugno, con partenza alle ore 9,30 davanti alla sede provvisoria del municipio in via Giorgi, prenderà il via una iniziativa finalizzata da un lato a promuovere strutture museali del territorio e dall’altra a far fare attività fisica ai cittadini.
Si tratta di un progetto che in sei anni ha coinvolto diverse strutture museali del territorio e dieci comuni ossia Ascoli Piceno, Monsampolo del Tronto, Cupra Marittima, Acquaviva Picena, Colli del Tronto, San Benedetto del Tronto, Venarotta, Montedinove, Grottammare e Monteprandone.
Il progetto “Camminata dei musei” viene realizzato con il contributo della Fondazione Nazionale delle Comunicazioni e col sostegno della Regione Marche ai sensi della D.G.R. 838/2020 misura 7 – progetto “Movimento & salute 3.0”.
Il programma della manifestazione prevede la visita al Museo del ricamo e dell’artigianato, alla chiesa del Cardinale, al Convento San Francesco (attualmente in fase di ristrutturazione) e ad altri siti di carattere culturale di Venarotta.
La partecipazione è gratuita e per informazioni si può contattare il numero 3442229927
Durante la manifestazione saranno applicati il protocollo e le linee guida dell’U.S. Acli nazionale di contenimento Covid19.
I mulini di Arquata - di Vittorio Camacci
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Nell' antichità erano presenti ed attivi ben quindici mulini ad acqua nel territorio arquatano. Oggi sono tutti non funzionanti, tranne il mulino Capovilla di Trisungo, ex-proprietà della famiglia Calvelli ed oggi appartenente alla nota famiglia molitrice Petrucci, riconvertito in elettrico agli inizi del secolo scorso, mentre gli altri sono stati trasformati in abitazioni private, restaurati o riconvertiti ad altra utilizzazione.
Tutti gli altri sono abbandonati, diroccati o scomparsi del tutto. Il loro stato di conservazione è drammaticamente peggiorato dopo lo sciame sismico del 2016. I mulini di Arquata del Tronto erano stupendi esempi di opifici idraulici, antiche strutture medievali per la molitura dei cereali, in alcuni casi fortificati per difendere il loro prezioso tesoro di farine, preziose per alleviare la fame del passato. Gli ultimi veri mugnai hanno continuato a macinare fino agli anni settanta. I mulini erano quasi tutti a ruota orizzontale, detta "ritrecina" e la diffusione capillare di questi impianti nella nostra zona fu dovuta all'ordine monastico dei Benedettini che dal convento di Borgo ci insegnarono quasi tutte le tecniche di coltivazione e di costruzione di macchinari artigianali utili alla vita ed alla sopravvivenza di tutti i giorni.
Capodacqua - ex mulino ad acqua - foto Picenobello
La loro diffusione fu agevolata dalla presenza di importanti corsi d'acqua racchiusi tra le piccole valli delle nostre montagne. Questi mulini, infatti, potevano funzionare anche in estate, quando i torrenti avevano una portata limitata, perché il loro funzionamento consisteva nel deviare una parte d'acqua del fiume, grazie ad una chiusa, incanalarla in un canale "la reglia", per portarla ed immagazzinarla in un invaso retrostante il mulino "lù bòttacce" e sfruttare, poi, questo potenziale di riserva.
Il mulino a ruota orizzontale era completato da due macine di pietra poste orizzontalmente, l'una sopra l'altra, quella inferiore era chiamata "la dormiente" mentre quella sopra "la girante" perché ruotava sull'altra permettendo lo schiacciamento dei chicchi, creando la crusca, che poi setacciata, diventava farina. Dal canale partiva una condotta che portava acqua fino alla grotta sottostante il mulino, dove si trovava l'albero a cucchiai, e grazie alla pressione dell'acqua sulla loro sezione conica conferiva la forza sufficiente per far girare "la ritrecina". La macina superiore era collegata in presa diretta con l'albero a cucchiai e quindi ruotava al suo movimento. I cereali venivano messi nella tramoggia posta sopra le macine e cadevano pian piano nel foro posto al centro della macina superiore, veniva poi distribuito nello spazio tra le due macine per poi uscire nel cassone frontale "la cotina" dove veniva raccolta.
Sono riuscito a trovare traccia di questi mulin: Trisungo, due mulini ( il Molino Capovilla sulla destra orografica del Tronto mosso ad energia idraulica fino al 1907 ex proprietà Calvelli ora proprietà Petrucci) [attualmente inagibile per il sisma], era presente un altro mulino tra Fonte della Putetella ed il Ponte di San Paolo di cui restano alcune rovine e le bocche di uscita; Pretare (bellissimo mulino in stile liberty venne acquistato da Piermarini Lorenzo emigrato "di ritorno" dall'America e ceduto a Marini Lorenzo che lo gestì fino agli anni settanta. Oggi è di proprietà del figlio Antonello che lo ha restaurato trasformandolo in civile abitazione.
Del vecchio mulino sono presenti tutte le caratteristiche peculiari: la vasca, le macine e gli alberi delle ritrecine [attualmente inagibile per sisma]; Piedilama (due mulini, uno lungo la desta orografica del Fosso delle Pianelle sopra la grotta di Sant'Egidio, mentre quello più in basso sulla sinistra orografica denominato mulino Cataldi conserva ancora miracolosamente le ritrecine con i cucchiai nelle bocche di uscita) [seriamente danneggiati dal sisma] ; Borgo (due mulini di proprietà Calvelli attivi fino al 1920 ed ora riconvertiti in anonime strutture senza più alcun reperto) [seriamente danneggiati dal sisma]; Pescara (due mulini quello di proprietà dei Norcini Pala è stato mosso ad energia idraulica fino al 1939 quando è stato convertito in pastificio e successivamente in civile abitazione) [completamente abbattuti dal sisma]; Capodacqua (due mulini quello detto "Di Sopra" è stato mosso ad energia idraulica fino al 1964, era di proprietà della comunanza, fu ben restaurato nel 1907, conserva alcune macine abbandonate, sul retro sono ancora visibili le condotte, ci sono anche la tramoggia e la doccia realizzata in pietra, il canale è ancora percorso dall' acqua [seriamente danneggiato dal sisma], il secondo mulino è oggi scomparso, era più in basso del mulino gemello di un centinaio di metri, di proprietà plurifrazionata, al suo posto oggi c'è un lavatoio; Tufo (attivo fino al 1973,resta solo un muro perimetrale ed un canale di irrigazione usato oggi per gli orti) [completamente distrutto dal sisma]; Colle (sulla sinistra orografica del torrente Chiarino del quale restano poche rovine in prossimità degli abitati scomparsi di Colle Basso, Piano e Pigna Verde era di proprietà della famiglia Iacopini); Vezzano (mulino Cavarocchia, era fortificato e si trovava sulla destra orografica del Tronto, si conservano le mura perimetrali ed alcune costruzioni) [seriamente danneggiato dal sisma e dall'incuria].
Invitiamo appassionati, curiosi, turisti e studiosi a visitare i nostri antichi mulini, percorrendo i sentieri del G.A.D.A., per mantenere viva la loro memoria storica, testimone della coltivazione rurale di cereali che abbondava nelle nostre valli. Capiamo che oggi è difficile considerare questi antichi mulini beni culturali, datosi che sono quasi tutti in rovina, ma sarebbe importante ripristinarne almeno uno per continuare a raccontare storie di acqua e farina, per produrre ancora il buon pane di una volta, per mantenere una delle memorie storiche che purtroppo abbiamo perduto.
Vittorio Camacci