fotoDopo alcune partecipazioni a quest'evento posso dirlo con certezza: minuscoli borghi, dignitosamente restaurati, cercano di risorgere tra mille difficoltà con un festival popolare, commovente, pieno di antiche usanze e tradizioni, addolcito da una cucina casereccia proposta da affabili comunità. Non manca mai il suono dell’organetto locale: “lu' ddu botte", che fa impazzire le camminatrici subito pronte a scatenarsi in forsennati saltarelli. È l'ora che anticipa di poco il tramonto, il sole sta calando dietro il profilo boscoso dei monti della Laga. Sto seduto su una pietra arenaria in un piccolo paesino di sparute case. Oggi è stata una giornata magnifica, come questo spettacolo che mi si para di fronte, il che attesta due verità assolute: qualche ora di guida nella Laga teramana, farebbe crollare il sistema nervoso anche ad un santo tra asfalto letteralmente "scoppiato", buche, strettoie, frane,, soste selvagge e polvere. In compenso la natura quassù è incredibile con boschi secolari immensi tra i quali scorrono ruscelli, cascate e fonti ma anche orride forre. L'acqua qui non manca, è dappertutto. Stamattina mi sono alzato con il profumo del caffè e poi mi sono immerso in questa bellezza come una metafora della vita. In effetti la giornata del festival è stata spettacolare soltanto per il vedere l'affabilità e l'impegno che immancabili volontari locali, coadiuvanti da esperte guide di federtrek, ci mettono. Una ventina di persone stanno facendo un miracolo in questi posti abbandonati dalle rotte turistiche. Torno alla macchina e vado a ritroso con l’idea di una breve sosta al "Ceppo", passato il quale trovo davanti a me uno straniero che guida un macchinone gigantesco a cinque all'ora, per paura che si rovini sulla strada semidistrutta ed a tratti brecciata che scende verso il Castellano. Ho voglia di sorpassarlo ma ho paura di fare una cavolata e così mangio polvere e polvere bianca. Dopo il ponte sul Castellano risalgo su per i tornanti tra San Martino e San Paolo. Sono ancora in montagna, una montagna vera a pochi passi dall'austera Rocca di Montecalvo. Sopra c'è un piccolo belvedere e da lì si capisce come l'Acquasantano sia una terra ricca di paesaggi mozzafiato: picchi di travertino, lastroni d'arenaria e valli spaventose. Ed eccomi di nuovo in auto diretto a casa. Prima una sosta in uno di quei negozietti che si trovano lungo Acquasanta Terme, oggi perlopiù si chiamano market, ma in realtà sono piccoli alimentari gestiti da volenterosi resilienti locali. L'inflazione si fa sentire anche qui ed è difficile fare prezzi vantaggiosi come quelli dei supermercati di città. Stasera si cena a casa, domani bisogna alzarsi presto per tornare al lavoro quotidiano. Il cielo si è fatto buio e cominciano a spuntare le prime stelle, direi che oggi è stato un po' il riassunto di quest'estate: viva il Festival dei Borghi della Laga... Tutto il resto è noia!


Vittorio Camacci

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