Il terremoto ha scatenato una distruzione materiale ma ha anche travolto la morale, l’intelligenza, la competenza, l’onestà. Da qualunque parte ci voltiamo vediamo immoralità, stupidità, incompetenza, disonestà e inadeguatezza.
I nostri paesi sono sommersi di macerie, detriti e falsità. Dalla giustizia all' informazione, dalla politica all' istituzioni, dal tempo libero allo sport, nulla si salva da questa catastrofe. Non c'è più nulla di solido dove appoggiarsi, tutto è diventato incerto, precario, ingannevole. Ogni cosa si rivela diversa da come appare, chi sbaglia non paga il conto, chi lavora bene non è premiato, non è riconosciuto, non è incoraggiato. La realtà che ci raccontano i nostri governanti è una pura invenzione, non ha niente a che vedere con la realtà vera, quella che noi terremotati ci troviamo a vivere. Viviamo ormai un mondo alla rovescia, dove le cose vanno al contrario di come dovrebbero andare, dove i peggiori dettano le regole del gioco ed i migliori sono costretti a nascondersi, i buoni valori sono diventati una moneta fuori corso e chi li possiede viene fatto passare per un nemico pubblico. Tutti vorremmo reagire, protestare, ribellarci, ma da dove dobbiamo partire e soprattutto cosa dobbiamo fare? Per ritrovare solidità sotto i piedi, per riprendere il filo interrotto di una vita ragionevole, per noi stessi e per gli altri bisogna prima individuare il punto esatto, la crepa, in cui tutto ha avuto inizio. Il punto è la dove abbiamo accettato, per la prima volta, il compromesso sulla verità: tutto il resto è venuto di conseguenza, in una progressione inarrestabile.
E' la dove abbiamo accettato che il vero è falso ed il falso è vero; e poi via via, che il bene è male e il male è bene; che il giusto è ingiusto e l’ingiusto, giusto. Siamo stati costretti a farlo: lo abbiamo fatto perché disperati, per amor di pace, per il fatto di essere sottoposti a turpi ricatti morali. Una piccola bugia, detta per convenienza: dopotutto tutti prendevano, pretendevano e chiedevano, anche i milionari, che male ci poteva essere? Invece è stato quello il primo tradimento che poi ci ha portato a consumarne altri mille. Perché il Male, che è il regista di tutta la distruzione, una volta aperto il varco subito ci ha messo la coda. Ha spinto sempre di più, sempre di più, spremendo sull’acceleratore, e noi abbiamo ceduto ogni volta, ancora e ancora. Ma quando, ma dove è accaduta una cosa del genere? È accaduta quando abbiamo preso più di quello che ci spettava, ma tanto prendevano tutti, e poi c'è stata altra roba e altra ancora, fino a riempirsi di cose anche inutili, anche a rivenderle e non sempre cose piccole anche grandi.
E' successo quando ci hanno chiesto di chiudere un occhio, di fingere di non aver visto la corruzione, l’irregolarità. Dopotutto chi ne avrebbe risentito, chi se ne sarebbe accorto? Una cosa da poco, un favore ad un amico, ad un paesano, ad un collega; e così via. Lo scandalo degli aiuti, dei fondi e dei contributi, delle SAE e del CAS, un piccolo favore, una cosa estemporanea; poi è diventato un sistema, un modo di fare. Abbiamo così lodato chi non meritava, abbiamo elogiato fatti meschini, in breve ci siamo prostituiti. Abbiamo tradito la verità, abbiamo adulato chi non lo meritava, abbiamo fatto finta di ammirare chi non ne era degno, abbiamo taciuto davanti alle azioni illegali. Tacere la verità è un tradimento.
Certe categorie hanno ormai sempre ragione, anche quando sbagliano. A questo ci ha condotto il cedimento iniziale, l’aver taciuto o l’aver negato la verità per piccole convenienze, per quieto vivere, per placare i nostri sensi di colpa che qualcuno ha alimentato ad arte. Come si poteva denunciare un paesano sorpreso a rubare? Come si poteva essere severi con i nostri amministratori? Come si poteva pretendere il rispetto delle leggi? Come si poteva fermare la corruzione? La verità è una signora molto esigente ed è decisamente gelosa. Se la si tradisce, anche solo una volta, se ne va e non si fa più vedere e chi l’ha rinnegata sarà costretto ad una seconda, terza, quarta bugia, e così via. Bugie sempre più frequenti, sempre più grandi fino a che non si possono più nascondere...


Vittorio Camacci

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