Semel in anno licet insanire”, “una volta all'anno è lecito impazzire, uscire da se stessi”, dicevano gli antichi romani riferendosi a momenti come il Carnevale. E ancora oggi in alcune parti d’Italia, nel Piceno, a Castignano, questo detto mantiene la sua valenza. Per qualche settimana, qualche giorno, qualche momento si annullano le differenze sociali, spariscono le inibizioni, i problemi vengono accantonati, e si festeggia la vita.
Le tradizioni sono orgogliosamente tramandate di generazione in generazione, nonostante gli anni e la modernità che avanzano, cercando di mantenere con la stessa passione e lo stesso spirito, questa grande, vecchia storia fatta di folclore e divertimento.
E a Castignano questa storia si respira sempre più forte nell’aria in questi giorni.
Dopo gli eventi dei sabati passati, infatti, si è finalmente arrivati alla settimana clou, con gli appuntamenti più storici dell’antica tradizione carnascialesca castignanese.

giovedì grasso 20• Nel pomeriggio del 20 Febbraio, Giovedì Grasso, sarà la volta delle “pizze onte”, le tipiche frittelle carnascialesche che, dalle 17,00 a sera, verranno cotte e distribuite dalla Pro Loco in Piazza Umberto I, accompagnate da vino, baldoria e la musica della Banda di Castignano. A seguire, vi sarà la gara a base di cibo per proclamare il Re Carnevale 2020, che avrà l’onore di aprire la sfilata dei Moccoli del Martedì grasso.

• Si proseguirà Sabato 22 Febbraio con il veglione, ovviamente in maschera, al Teatro Comunale, un appuntamento tradizionale per i Castignanesi di tutte le età, ma anche per numerosi visitatori che non perdono l’occasione per essere coinvolti nei festeggiamenti carnascialeschi del piccolo borgo piceno. L’apertura è per le 22,00 e si proseguirà fino all’alba, con le note prima della live band “Direzioni parallele”, e a seguire il Dj Set a cura degli “Alley”. Il costo d’ingresso è 10 €, con la possibilità di prenotare un tavolo tramite la Pro Loco di Castignano.

• Il lunedì come sempre sarà poi dedicato ai bimbi. Presso il Teatro Comunale, dalle 16,00, con la partecipazione della compagnia “I Cirenei”, spettacoli di intrattenimento, baby dance, coriandoli e merende per le nuovissime generazioni, che in futuro porteranno avanti questa splendida tradizione.

• Infine il gran finale, il Martedì grasso (25 Febbraio), fiore all’occhiello del Carnevale Storico di Castignano. Una giornata come sempre intensa che la Pro Loco e la comunità castignanese invitano tutti a vivere dall’inizio alla fine, non solo come semplici spettatori, ma come coinvolti partecipanti, rispettosi ed amanti della sentita, gioviale e conviviale tradizione.
S’inizierà alle 15,00 con la sfilata lungo Borgo Garibaldi dei carri allegorici e dei gruppi mascherati. La partecipazione alla sfilata sarà aperta liberamente a tutti i gruppi a piedi, rispettando in ogni caso le direttive dell’organizzazione messe in atto per uno svolgimento impeccabile dell’evento. La Pro Loco invita poi ad iscriversi in questi giorni al concorso a premi qualora si volesse provare a partecipare alla gara per le maschere più belle, originali, simpatiche. Alle 18,00 maschere e carri si dirigeranno verso Piazza Umberto I dove musica e balli scandiranno il conto alla rovescia per l’evento più atteso, il più amato e sentito dai Castignanesi, il più attrattivo e misterioso per le centinaia di turisti che sempre più numerosi accorrono a questo momento unico: la Sfilata dei Moccoli.
Martedì 25Alle 19,00 in punto l’illuminazione pubblica si spegnerà all’improvviso e rimarranno accese solo queste vere e proprie opere d’arte. Canne intagliate alla loro estremità, a formare rombi a più facce, rivestiti di carta velina colorata, infine una candela all’interno a dare luce a questo spettacolo difficile da descrivere ma che può e deve essere solo vissuto.
Una tradizione che affonda i suoi inizi in molti secoli orsono, e che trova un’evidente somiglianza e probabilmente la sua origine nel Carnevale di Roma, con la “festa dei moccoletti”, che chiudeva quei festeggiamenti sicuramente già nel 1700 e così fino all’unità d’Italia, momento in cui la tradizione scompare ovunque ma rimane intatta, estremamente e meravigliosamente simile, solo a Castignano.
Questa sorta di “processione” pagana, festosa e rumorosa percorrerà le vie del paese, a ritmo delle percussioni, e al forte grido di “fora fora li moccule” (nel dialetto locale) a richiamare chi ancora è a casa o chi non ha con sé il moccolo. La sfilata si chiuderà in Piazza San Pietro come tradizione, con la battaglia tra i moccoli e il falò finale, con i giovani a danzarvi intorno a mo’ di antico rito propiziatorio.

• Sarà infine al Teatro Comunale, con il tradizionale veglione conclusivo (dalle 22:00, ingresso 5 €, Dj-set Simon), unico evento danzante della serata del Martedì grasso nella zona, che Il Carnevale Storico di Castignano chiuderà ufficialmente i battenti salutando tutti e dando appuntamento come sempre al prossimo anno.

 

 

 

 

FORA FORA LI MOCCULE !

191Così cantano i CASTIGNANESI ogni MARTEDI' di CARNEVALE.
"FUORI FUORI I MOCCOLI !". Lo fanno da così tanto tempo che non si riesce nemmeno bene a datarne il principio. Si va indietro negli anni. Prima foto, poi a memoria, e poi infine con i racconti dei bisnonni.
Tanti anni fa, seconda metà dell'800, c'era Luigi Corradetti , detto "lo scrivano Moccolo". "Scrivano" perchè era uno dei pochissimi a quel tempo a saper leggere e scrivere, "moccolo" perchè era lui a guidare la sfilata dei moccoli, che già a quei tempi caratterizzava il Martedì Grasso a Castignano.
Ma da dove nasce questa tradizione? Cosa significa? Così diversa da tutte le altre manifestazioni carnascialesche, si è cercato di darle un senso, una spiegazione. Sicuramente il falò finale riprende l'usanza comune di accendere fuochi propiziatori e/o purificatori, così come il salti finali dei giovani sopra le fiamme che tendono a spegnersi.
Ma è la "materia prima" che va a formare questo falò a rendere il Carnevale Storico Castignanese, unico, spettacolare, emozionante. Che non trova eguali in Italia, e che ha radici molto molto antiche.
Ore 19,00, PIAZZA UMBERTO I, quella più in basso nel CENTRO STORICO. L'illuminazione pubblica all'improvviso si spegne, e nello stesso momento si accendono centinaia prima migliaia poi, di lampioncini colorati. LANTERNINE a forma di ROMBI tridimensionali a più facce, ricavate intagliando un'estremità di una CANNA ancora verde, il tutto rivestito da CARTA VELINA colorata e poi magari abbellito con riccioli, filamenti, e quant'altro. All'interno una CANDELA, che una volta accesa dà luce a questo spettacolo.
Parte cosi' la sfilata secolare dei moccoli, per tutto il Paese, prima il borgo antico, poi la parte nuova, infine ancora il centro storico. Rullanti, gran casse, piatti a battere il tempo. L'incitamento sale in cielo. "Fora fora li moccule !". Insomma, chi non ha un moccolo lo tiri fuori, chi sta ancora dentro casa esca subito col moccolo. E cosi' il corteo, una sorta di processione pagana, festosa, si ingrossa sempre più. Arriva infine in PIAZZA SAN PIETRO, quella sommitale il borgo di Castignano. Ci si ferma tutti in circolo, ed una sorta di litania precede la BATTAGLIA tra i moccoli .Si può quindi dare vita al FALO' finale, per poi danzare, correre e saltare vicino o dentro di esso.
Uno spettacolo che i Castignanesi sentono proprio in maniera viscerale, dai vecchi ai bambini; un'emozione che sempre piu' turisti arrivano non solo ad ammirare ma anche a partecipare. Una tradizione che non è facile spiegare. Ma che ritrova una sua singolare e straordinaria somiglianza qualche secolo prima.
Siamo nel 1786, lo scrittore tedesco Johann Wolfgang von GOETHE arriva in viaggio in Italia, visita ROMA e lì trova il suo storico e a quel tempo importantissimo Carnevale. Descriverà il tutto, qualche anno dopo nel suo libro "Viaggio in Italia". Ed è tra quelle righe, soprattutto nella parte che descrive l'evento di chiusura del Carnevale di Roma, che si scopre l'incredibile.
<<Appena cala la notte sul Corso angusto e infossato, ecco apparire qua e là dei lumi alle finestre, altri accennare sui palchi e, in pochi minuti, diffondersi all'intorno un tal fuoco, che tutta la via appar rischiarata da ceri ardenti. I balconi si adornano di lampioni di carta trasparente, tutti espongono le loro torce alle finestre, tutte le tribune sono illuminate .... le vetture scoperte espongono lampioncini di carta colorata; fra i pedoni alcuni passano con alte piramidi luminose sulla testa, altri hanno fissato i loro MOCCOLI in cima alle canne, in modo che queste pertiche arrivano all'altezza di due o tre piani. A questo punto ognuno si fa un dovere di portare un MOCCOLO acceso e da tutte le parti echeggia l'interiezione favorita dei romani "Sia ammazzato, sia ammazzato chi non porta il moccolo!" grida l'un l'altro, cercando ognuno di spegnere con un soffio il lume avversario>>.
Incredibile. Per i Castignanesi e per chiunque abbia mai fatto o visto la sfilata dei moccoli, è incredibile leggere queste righe. Perchè la somiglianza tra i 2 eventi è davvero evidente. Ed è così che ci si spiega l'attuale sfilata dei moccoli di Castignano. Una tradizione carnascialesca romana (ben più antica del 1786 di Goethe ma presente insieme ad altre manifestazioni carnascialesche dal 1400-1500 circa) che come altri eventi (corse dei carri, corse di tori, ecc..) si erano sparse in molti centri abitati del vecchio STATO PONTIFICIO. Nel 1861 poi avviene l'UNITA' D'ITALIA, scompare lo Stato della Chiesa, ed è nel 1874 che VITTORIO EMANUELE II vieta per sempre il Carnevale di Roma, diventato troppo violento e pericoloso. Scompaiono tutti gli eventi compresi i moccoli.
A Roma, come in ogni altro Comune, tranne UNO: CASTIGNANO, un piccolo borgo delle MARCHE. Quando arrivò a Castignano questo evento? 1800? 1700? Ancora prima?? Purtroppo non ci è dato saperlo, non avendo ad oggi riscontri scritti ufficiali e chiari. Certo è che nella seconda metà dell'800 la sfilata dei moccoli a Castignano era praticata e guidata dal sopracitato "lo scrivano moccolo", Luigi Corradetti.
Ed ancora più ovvio è che finita nel 1874 la tradizione dei Moccoli a Roma, mai piu' riproposta, e naturalmente non avendo a disposizione foto e video per prenderne spunto, non c'è altra spiegazione possibile che già ALMENO in quella data "i moccoli" erano già stati "importati" a Castignano per chiudere il Carnevale. Era stato fatto da tempo ed era stato fatto nel migliore dei modi, essendo ancora oggi secoli dopo, quella tradizione cosi' viva, ma soprattutto cosi' simile anche nei particolari. "Sia ammazzato chi non porta il moccolo!" urlavano forse un pò esageratamente i Romani, "FORA FORA LI MOCCULE !" urlano ancora oggi i Castignanesi. Il senso più profondo rimane: sono i moccoli, fino un secolo fa a decine, poi a centinaia, oggi a migliaia, a chiudere i lunghi festeggiamenti del Carnevale. Una tradizione che non tende a perdersi, anzi ... IL FUOCO VIENE TENUTO ACCESO, GENERAZIONE DOPO GENERAZIONE!

https://youtu.be/MuHeLYF_2V8
https://youtu.be/kykPNlrOi7k
https://youtu.be/zTl06qdsBE4

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I moccoletti di Dickens

Immagine1«Mentre al calar delle tenebre, festoni e maschere e ogni cosa va a poco a poco sbiadendo e perdendosi in una messa oscurità che tutto involge in un colore grigio cupo, ad un tratto, qua e là, alle finestre, sulle altane, sui balconi, nelle carrozze e tra la folla a piedi, cominciano a risplendere dei lumi; prima radi, poi più spessi, crescono, s'estendono, invadono tutto il Corso che si trasforma quant'è lungo in un gran tagliare e in una vampa di fuoco.
Allora tutte le persone presenti non hanno più' che un solo pensiero, che un solo scopo costante, quello di spegnere la candela degli altri e conservare
accesa la propria; e uomini, donne, ragazzi, signori e signore, principi e contadini, cittadini e forastieri, gridano e strillano e urlano senso posa il motto di scherno a chi s'è lasciato spegnere il lume:
«Senza moccolo! Senza moccolo! », tantoché 'ben tosto non si sente più' altro che un immenso coro di queste due parole, misto a scrosci di risa.

Lo spettacolo a questo punto oltrepassa ogni immaginazione. Le carrozze s'avanzano lentamente colle persone che hanno dentro, ritte in piedi sui cuscini e sul serpe, col braccio disteso e alzato per tenere il lumicino fuori di pericolo; alcuni lo portano dentro un cartoccio; altri tiene un mazzo di candeline strette insieme e tutte accese, senza alcuna difesa; altri portano delle torce abbaglianti, ed altri un candelino che appena sta acceso.
I balconi più vicini alla strada gremiti di bei visini di donne in gaie acconciature, che combattono con quelli che vogliono salire, respingendo chi s'aggrappa, piegandosi in giù, sporgendosi in fuori, ritraendosi indietro: personcine e mani gentili e delicate, e volti leggiadri, e uno scintillio di lumi e un ondeggiare e uno sventolare di abiti. «Senza moccolo! Senza moccolo!»
Persone a piedi, ficcandosi tra un veicolo e l'altro e seguitandoli, aspettano e colgono il destro per fare un salto e soffiare sur un certo lumicino o dargli su un colpo; altri s'arrampicano sulle carrozze, e chinandosi verso l'interno, lo strappano dalle mani di qualcuno a viva forza; altri, inseguendo qualche sviato torno torno alla di lui carrozza, prima che salga a riaccendere la candela spenta della campagna, gli spengono la sua ch'egli è sceso a chiedere in favore o a rubare a qualcuno; altri, col cappello levato dinanzi allo sportello d'una carrozza, si fanno a pregare con gran rispetto ed umilmente una gentile signora, perché voglia porgere il suo lume per accendere il sigaro, e mentr'essa sta esitando dubbiosa di porgerlo o no, le soffian sul candelino custodito e difeso con tanta tenerezza dalla sua manina; gente alle finestre tentano con un uncino attaccato ad una cordicella di pescare qualche candela; o con fazzoletti legati all'estremità d'una pertica le spengono destramente nella mano stessa del portatore nel momento stesso del suo trionfo: uno, appiattato dietro una cantonata, aspetta il momento giusto per balzar fuori all'improvviso addosso alle superbe torcie, con uno smisurato spegnitoio che pare un'alabarda; altri circondano una carrozza e vi si aggrappano; altri tirano a furia aranci e mazzolini di fiori contro una ostinata lanternina, o fanno un regolare bombardamento contro una piramide d'uomini con uno su in cima che porta sulla testa un lumicino sfidando tutti.
« Senza moccolo! Senza moccolo! » quando nel colmo dell'entusiasmo e in mezzo al delirio del sollazzo, scocca l'avemaria da tutte le chiese e il carnevale muore tutto in un colpo, come si spegne un cero con un soffio! ».

Tratto da
Immagine2Impressioni italiane (conosciuto anche come Impressioni d'Italia o Pictures from Italy ) è un diario di viaggio di Charles Dickens del 1846. Dickens trasse parte del materiale dalle lunghe lettere scritte dall'Italia agli amici, in particolare al suo futuro biografo John Forster.
Il libro rivela il carattere del suo autore, che, secondo Kate Flint, presenta l'Italia "come lo spettacolo caotico di una lanterna magica, affascinato sia dalle immagini che offre, sia da lui stesso come spettatore.
Nel 1844-1845, Dickens prese una pausa dalla scritture di romanzi e si recò in Francia e in Italia con la famiglia. Si stabilì a Genova, prima ad Albaro e poi a Villa delle Peschiere, e da qui si recò nelle principali città: Roma, Napoli (con il Vesuvio ancora molto attivo), Firenze, Bologna, e Venezia. Nel suo libro di impressioni, Dickens ritrae una nazione di grandi contrasti: tra edifici grandiosi vi è la desolazione urbana, mentre la vita quotidiana scorre accanto ad antichi monumenti. Ma è la pittoresca vita di strada italiana che cattura la sua immaginazione. Dickens è particolarmente attratto dai costumi, dal popolino, da giochi e feste, dagli spettacoli teatrali e dalla pura esuberanza del carnevale romano. Dal libro si apprende che Dickens era mattiniero e camminatore, dotato di energia e curiosità inesauribile
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Hans Christian ANDERSEN 1842 - nel suo "il bazar di un poeta":

Immagine3"Moccoli, moccoli" si udì gridare e in un istante, da tutte le finestre, da tutti i balconi e persino dai tetti, apparvero canne, bastoni e lunghe pertiche, coperte da infilate di piccole candele accese.
Le carrozze, che durante le corse dei cavalli si erano ritirate per le vie laterali, invasero di nuovo il Corso, ma i cavalli, il berretto del cocchiere, la sua frusta, tutto era tappezzato di file di moccoli accesi; le dame che passavano in carrozza avevano in mano il moccolo acceso e cercavano di proteggerne la fiamma dalla fazione opposta che si dava un gran da fare per spegnerla.
[...] Un gridare, un urlare di cui nessuno può farsi un'idea se non l'ha udito, assordava le orecchie: "Senza moccolo! Senza moccolo!" dicevano. palloncini di carta con dentro il moccolo acceso si libravano in aria in mezzo alla ressa, ed era come se tutte le stelle del cielo, inclusa la via lattea, facessero una passeggiatina per quella lunghissima strada che è il Corso. L'aria era surriscaldata dai tanti moccoli, le orecchie assordate dal chiasso; era insomma il più selvaggio dei baccanali... ed ecco che in pochi istanti, moccolo dopo moccolo, si andarono tutti spegnendo, ancora uno e poi fu notte, il silenzio regnò, le campane della chiesa rintoccarono e la Quaresima cominciò.

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J.W. GOETHE li nomina ne suo "Viaggio in Italia" (1817- riferimento al viaggio del 1786) –
Immagine4Appena cala la notte sul Corso angusto e infossato, ecco apparire qua e là dei lumi alle finestre, altri accennare sui palchi e, in pochi minuti, diffondersi all'intorno un tal fuoco, che tutta la via appar rischiarata da ceri ardenti.
I balconi si adornano di lampioni di carta trasparente, tutti espongono le loro torce alle finestre, tutte le tribune sono illuminate e anche l'interno delle vetture presenta uno spettacolo grazioso, per certi piccoli candelabri di cristallo che da sopra il mantice illuminano i vari gruppi, mentre in altre carrozze le signore con le candele colorate in mano sembrano quasi invitarvi ad ammirare la loro bellezza
I lacchè appendono delle minuscole candele all'orlo dei mantici; le vetture scoperte espongono lampioncini di carta colorata; fra i pedoni, alcuni passano con alte piramidi luminose sulla testa, altri hanno fissato i loro moccoli in cima alle canne, in modo che queste pertiche arrivano all'altezza di due o tre piani
A questo punto ognuno si fa un dovere di portare in mano un moccolo acceso e da tutte le parti echeggia l'interiezione favorita dei romani: "Sia ammazzato! Sia ammazzato chi non porta il moccolo!" grida l'uno all'altro, cercando ognuno di spegnere con un soffio il lume avversario. Questo continuo accendere e spegnere, e l'esclamazione: "sia ammazzato!" diffondono ben presto, col brio e l'animazione, un reciproco interesse nella folla enorme.
Non si bada se le persone siano note o sconosciute; non si cerca che di spegnere il lume più visino, o di riaccendere il proprio, o di spegnere, durante questa operazione, il lume di chi aiuta ad accendere il proprio. E quanto più clamoroso riecheggia da ogni parte il grido: "sia ammazzato!" tanto più quest'espressione perde del suo atroce significato, tanto più si dimentica che si è a Roma, dove un'imprecazione simile può avverarsi in un attimo, per un nonnulla
Tale significato si va perdendo completamente; e come anche in altre lingue vediamo usate delle imprecazioni e delle frasi sconvenienti per esprimere ammirazione e giubilo, così il "sia ammazzato" diventa questa sera la parola d'ordine, il grido di gioia, il ritornello di tutte le facezie, di tutte le burle, di tutti i complimenti
Così si sente udire per ischerzo: "sia ammazzato il signor abate che fa all'amore"; o apostrofare un amico che passa: "sia ammazzato il signor Filippo! "; o associarsi talvolta una galanteria, un complimento: "sia ammazzata la bella principessa! sia ammazzata la signora Angelica, la prima pittrice del secolo! "
Tutte queste frasi vengono pronunciate rapidamente, con forza e con accento prolungato sulla penultima e terz'ultima sillaba. Fra l'incessante frastuono, si continua a spegnere e ad accendere moccoli. Sia che si incontri alcuno in casa, o sulle scale, o che una compagnia sia radunata in una stanza, o da una finestra all'altra, da per tutto si cerca di aver ragione del vicino e di spegnergli il moccolo
Tutte le classi, tutte le età sono in armi l'una contro l'altra. Si sale sopra il predellino delle vetture: non c'è lume appeso che sia sicuro; tutt'al più qualche fanale; il bimbo spegne il moccolo a suo padre e non cessa di gridare: "sia ammazzato il signor padre! ". E' inutile che questi gli rimproveri una simile sconvenienza; il bimbo si appella alla libertà di questa serata e continua ad imprecare con maggiore vivacità. Come poi il baccano si va calmando alle due estremità del Corso, più furioso si accentua nel centro, dove la calca ora sorpassa ogni immaginazione, tanto che anche la memoria più ferrea non riesce a rappresentarsela
Nessuno può muoversi sul posto dove si trovava seduto o in piedi; il caldo di tante persone, di tanti lumi; il tanfo di tanti moccoli accesi e spenti di continuo, le grida di tanta gente, che urla tanto più furiosamente quanto meno è in condizione di muoversi finiscono col dare il capogiro anche allo spettatore più equilibrato. Non sembra possibile che non succedano numerose disgrazie, che i cavalli delle carrozze non imbizzarriscano, che qualche persona non rimanga schiacciata, pigiata o malmenata in qualche modo
Tuttavia, poichè alla fin fine ognuno non vede l'ora di svignarsela e chi infila il primo vicolo che capita, e chi cerca un po' d'aria e di refrigerio nella piazza più vicina, tutta questa massa di popolo si squaglia e si fonde dalle estremità al centro, e questa festa della licenza e della sfrenatezza universale, questi saturnali moderni finiscono in un abbrutimento generale
Il popolino adesso accorre a deliziarsi a una tavola ben apparecchiata e a gustarvi fino a mezzanotte di quelle carni che ben presto saranno proibite; il bel mondo si riversa nei teatri, per dire addio alle rappresentazioni date finora non senza molti tagli. E anche a questi piaceri pone un suggello la mezzanotte imminente.
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Testimonianze pittoriche ottocenteschi di questa tradizione nella città di Roma si possono ammirare in più di quaranta opere dipinte da IPPOLITO CAFFI.
Una delle più pregevoli si trova al museo di Roma di Palazzo Braschi.

 

 

 

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